LE NUOVE LINEE GUIDA PER GESTIRE UN INFORTUNIO
Il recupero da un infortunio e la creazione di una torta hanno più cose in comune di quanto tu possa credere…
Hai mai cucinato una torta? Seguendo la ricetta crei il composto unendo i vari ingredienti, inforni la torta e segui le indicazioni per una cottura perfetta. Non vedi l’ora di presentarla ai tuoi amici! Suona la sveglia, togli la torta dal forno e in quel momento ti accorgi dell’errore fatale: non hai messo il lievito e la torta è venuta piatta e sgonfia. Per quanto tu possa farcirla, decorarla e provare a presentarla perfettamente…la tua torta continuerà comunque ad essere brutta e piatta. Una torta imperfetta.
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Perché tutta questa mirabolante introduzione sulle torte? Cos’ha a che fare con gli infortuni?
L’infortunio e il recupero che ne consegue sono molto simili alla creazione di una torta buona o cattiva. C’è una fase che può essere saltata mentre prepari una torta? NO. Ogni fase è critica, fino al momento del completo recupero della persona.
“La corretta gestione di un infortunio inizia nel momento stesso in cui avviene”
Una volta che subisce un danno, l’organismo mette in atto DA SOLO dei meccanismi di guarigione.
Per ottenere il massimo risultato, bisogna fare 2 cose:
- Compiere azioni che velocizzino o favoriscano la guarigione
- Evitare azioni che rallentino la guarigione (ovvero non fare sciocchezze: è il passaggio più importante)
Pensa ad una scottatura dopo esser stato troppo tempo al sole. Torni a casa e la pelle brucia, si arrossa, diventa molto sensibile agli stimoli. Cosa fa una persona, tendenzialmente? Segue proprio il percorso descritto nei due punti precedenti:
- Applica della crema idratante o altre soluzioni per nutrire la pelle e ridurre la sensazione di bruciore
- La giornata seguente, non sta tutto il tempo al sole. Si ripara sotto l’ombrellone o indossa una maglietta
Se invece continuerà a esporsi al sole, la situazione peggiorerà.
Accade il medesimo processo in caso di infortuni muscolo-scheletrici, come uno stiramento o strappo muscolare, una distorsione di caviglia o di ginocchio. Lo stesso nel caso di una contusione: inciampi, cadi e sbatti il ginocchio per terra o un “amico” ti entra a gamba tesa sulla coscia.
Quando avviene un infortunio acuto di questo tipo sono tipicamente presenti SEGNI DI INFIAMMAZIONE, i quali possono essere riconosciuti se abbastanza marcati:
DOLORE
CALORE
GONFIORE
ROSSORE
PERDITA DI FUNZIONE
Difficoltà o incapacità di utilizzare normalmente quella parte del corpo
Inoltre, è spesso presente una sensazione di “rigidità” o di “ingommato” nel caso di gonfiore articolare.
L’obiettivo di chi si allena è tornare a farlo il prima possibile. In quest’ottica, l’infortunio viene spesso sottovalutato e gestito in modo scorretto e frettoloso. Riportare il tessuto infortunato alla massima forza e tolleranza possibili è fondamentale non solo per una guarigione ottimale, ma anche per non imbattersi in re-infortuni che andrebbero a minare seriamente la performance e i miglioramenti dell’atleta.
“Il vero obiettivo di chi si allena è recuperare da un infortunio nel modo più VELOCE E SICURO possibile”
Le linee guida che verranno ora presentate sono state costruite sulla base degli studi scientifici più recenti, per far percorrere alla persona infortunata la strada più diretta verso la completa guarigione.
Le Linee guida P.E.A.C.E. & L.O.V.E.
Nel corso del tempo si sono susseguiti diversi acronimi per indicare la corretta gestione in acuto degli infortuni. In principio, i protocolli R.I.C.E. e P.R.I.C.E. (protezione, riposo, ghiaccio, compressione, elevazione). Successivamente il protocollo P.O.L.I.C.E. che ha visto un cambiamento da riposo a “optimal loading” (carico ottimale) sottolineando l’importanza del carico nella guarigione ottimale del tessuto.
Addio protocollo P.O.L.I.C.E…
…e diamo il benvenuto alle nuove linee guida P.E.A.C.E. & L.O.V.E. descritte da Blaise Dubois e Jean-Francois Esculier, che apportano diversi miglioramenti rispetto al passato:
- Considerano l’intero processo di guarigione e non solo la fase acuta (ovvero, tutti gli ingredienti della torta). Sono suddivise in due parti, così sia la gestione nell’immediato (PEACE), sia quella nella successiva fase sub-acuta (LOVE), vengono coperte;
- Sottolineano l’importanza dell’educazione del paziente all’interno del processo di recupero;
- Approfondiscono il concetto di carico ed esercizio nella gestione dell’infortunio, dal primo istante fino alle fasi avanzate e finali della guarigione;
- Sono dirette anche a fattori psicologici, emozionali e sociali che influenzano pesantemente la ripresa della persona. Infatti, bisogna ricordare sempre che:
“Non si sta tratta l’infortunio di una persona, ma la persona con un infortunio”
La gestione in fase acuta: P.E.A.C.E.
Sono le linee guida da utilizzare immediatamente dopo un infortunio ai tessuti molli. Seguire questo approccio permette di:
- Non peggiorare la situazione (prima regola fondamentale)
- Facilitare una corretta guarigione dell’area infortunata, predisponendola per le fasi successive
- Rendere la persona consapevole e partecipe del percorso di recupero
P → PROTEZIONE
L’obiettivo è far sì che l’area infortunata non sia soggetta a stimoli eccessivi nei primi giorni. Non penso venga in mente a nessuno di prendersi a pugni un muscolo stirato o saltare sopra ad una caviglia gonfia come un pallone da calcio…ma succede di tutto in questo mondo.
Scarica o riduci il movimento fino a 3 giorni (in base all’entità del trauma) per:
- minimizzare il sanguinamento
- prevenire stress eccessivi sulle fibre lesionate
- ridurre il rischio di peggiorare l’infortunio
Il riposo completo dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile, poiché uno scarico prolungato può avere un effetto negativo sulla qualità e forza dei tessuti.
In caso di TRAUMA ARTICOLARE…
Nei momenti di staticità (a letto ad esempio, o da seduto) si può sfruttare la cosiddetta loose-packed position. Corrisponde alla posizione in cui è presente meno compressione articolare, la capsula e i legamenti sono lassi (meno tesi) e quindi in caso di versamento ci sarà più possibilità per il liquido di trovare spazio nell’articolazione.
In caso di TRAUMA MUSCOLARE…
La posizione di scarico è in uno stato di relativo accorciamento del muscolo. Come dato generale, quindi, lo stretching fa esattamente l’opposto di quanto desiderabile in una prima fase.
E → ELEVAZIONE
Porre l’arto sopra il livello del cuore promuove un flusso dei liquidi interstiziali fuori dal tessuto.
A → (AVOID) EVITA ANTINFIAMMATORI
Gli antinfiammatori sono anche analgesici e quindi utili per la riduzione dei sintomi. Tuttavia, hanno effetti negativi sulla guarigione del tessuto, soprattutto se assunti a dosaggi elevati. Le fasi dell’infiammazione contribuiscono ad una rigenerazione ottimale del tessuto e non è consigliato inibire tali importanti processi.
RACCOMANDAZIONE = farne uso solo nel caso in cui i sintomi non siano assolutamente gestibili e sopportabili senza.
E…il ghiaccio?
Ha una funziona analgesica, non ha alcuna influenza sul gonfiore. Sebbene l’uso del freddo possa potenzialmente alterare il processo infiammatorio, questi effetti non risultano in sostanziali differenze nella densità capillare o crescita muscolare. Ha senso utilizzare ghiaccio nel caso in cui i sintomi siano intensi: il rapporto rischio/beneficio è decisamente a favore del suo utilizzo. Se i sintomi sono assolutamente gestibili, allora si faccia a meno del ghiaccio.
C → COMPRESSIONE
L’applicazione di una pressione esterna aiuta a limitare l’edema intrarticolare e l’emorragia tissutale; di conseguenza questa strategia è utile per contenere e ridurre il gonfiore. La compressione può essere ottenuta con bendaggi e taping, che varieranno in base alla zona interessata: il fisioterapista potrà effettuare un bendaggio compressivo corretto.
E → EDUCAZIONE
Il paziente che ha subito il trauma non deve restare ignaro di tutto. Deve capire cosa è successo, cosa aspettarsi, con quali tempistiche e conoscere le possibili strategie di recupero.
Un’altra parte fondamentale che voglio aggiungere in questo capitolo dell’educazione, è l’importanza di effettuare un consulto con il fisioterapista o medico specializzato in patologie muscolo-scheletriche per stabilire la necessità o meno di effettuare indagini strumentali. Queste si rivelano spesso inutili, facendo perdere tempo e soldi al paziente. Ad esempio, nel caso di una distorsione di caviglia, il fisioterapista potrà utilizzare delle regole precise (Ottawa Ankle Rules) per capire se sia necessario o meno fare una radiografia.
La gestione post-acuta: L.O.V.E.
Dopo i primi giorni, una volta che la fase acuta è passata, aumenterà la quantità di stimoli applicabili sull’area in guarigione. La necessità di protezione si riduce man mano che i sintomi migliorano e il tessuto diventa sempre più forte.
L → (LOAD) CARICA
I nostri tessuti sono responsivi al carico! Se opportunamente dosato, esso promuove la riparazione e il rimodellamento del tessuto, insieme alla ripresa della tolleranza al carico.
Stimoli meccanici, ottenibili mediante movimenti per lo più attivi, dovrebbero essere applicati precocemente, in base alla progressione dei sintomi e dei segni infiammatori.
O → OTTIMISMO
Si pensi a due atleti con una distorsione di caviglia, della medesima gravità strutturale. Il primo atleta resta tranquillo, sa che dovrà saltare qualche allenamento ma che tornerà di nuovo ai livelli precedenti. Il secondo inizia a catastrofizzare, pensando che dopo l’infortunio non potrà più raggiungere gli obiettivi per i quali si è tanto allenato. Pensa che la squadra a cui ambiva non lo vorrà più, ora che si è fatto male. Entra in un tunnel di pensieri negativi, aspettative negative, di paura.
“Il cervello gioca sempre un ruolo critico in caso di dolore e infortunio”
Tutti questi fattori sono una reale barriera al recupero che va rimossa e spiegano inoltre perché sia possibile riscontrare sintomi molto diversi tra persone che hanno avuto la stessa distorsione di caviglia, a parità di danno anatomico. Qui si comprende l’importanza dell’educazione e di una corretta gestione del paziente da parte fisioterapista, che deve essere realistico sulle aspettative di recupero ma supportare l’atleta, incoraggiandone l’ottimismo.
V → VASCOLARIZZA
L’utilizzo di esercizi cardiovascolari (aerobici) dovrebbe iniziare qualche giorno dopo l’infortunio o anche immediatamente (se coinvolge un’altra parte del corpo) per due motivi:
Fisico-tissutale. L’obiettivo è aumentare il flusso sanguigno alle strutture infortunate e allo stesso tempo mantenere un grado di fitness generale più elevato possibile
Psicologico. L’atleta odia stare fermo e non fare niente. Poter effettuare degli esercizi, anche se di altro genere rispetto al solito, permetterà di tenere più alta la sua motivazione
E → ESERCIZIO
L’esercizio permette di porre un carico graduale sulla zona infortunata. Non solo. Dopo un infortunio è fondamentale ristabilire diverse qualità tra cui mobilità, forza, propriocezione, stabilità e controllo del movimento. L’esercizio specifico permette quindi di migliorare aspetti funzionali che influiscono negativamente sul rischio di infortunio: assume un ruolo essenziale per prevenirne una ricorrenza.
“Il requisito fondamentale per ottenere elevate performance è essere costanti nell’allenamento”
Queste linee guida sono una prima efficace strategia per gestire gli infortuni negli atleti, il “lievito” senza il quale la torta non può riuscire al meglio. Conoscerle metterà la persona infortunata nelle condizioni ottimali per un recupero e una guarigione completi, nelle tempistiche corrette. Di conseguenza, ci sarà una persona pronta a ritornare alla massima performance in allenamento.
Tuttavia questa è solo una delle strategie ottimali per prevenire e gestire infortuni e dolori. A breve potrai avere accesso a molte altre informazioni critiche. Clicca sull’immagine qui sotto e prenota il tuo posto al prossimo evento “Pain & Performance – Squat Edition”.